Metabasis N. 36
édition numérique

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Chaque essai de la revue est évalué par deux referees anonymes et leurs observations envoyées à l’auteur.

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Critères éditoriaux

Fragments 4

Comptes rendu

Christian Schwaabe, Antiamerikanismus. Wandlungen eines Feindbildes

Wilhelm Fink Verlag, München, 2003

Giuliana Parotto

In un momento in cui il dibattito sull’identità europea si sviluppa ed approfondisce, arricchendosi di prospettive storiche, ed elaborando nuove progettualità politiche ed istituzionali, la ricostruzione analitica del rapporto con l’immagine dell’America assume un’importanza primaria. Il problema dell’identità europea investe infatti direttamente quello, più generale, dell’identità occidentale che, pur trovando origine all’interno della cultura europea, ha raggiunto espressione paradigmatica negli Stati Uniti d’America. Essi incarnano in maniera esemplare i valori e le categorie della società occidentale: stato di diritto, democrazia, pluralismo politico e sociale, individualismo e affermazione dei diritti e delle libertà del soggetto, libero mercato. A ciò si assomma il prestigio derivato dalla funzione decisiva che gli Stati Uniti hanno avuto nel secondo conflitto mondiale e nella liberazione dell’Europa dalla dittatura fascista e dal nazionalsocialismo. A partire da questo momento l’America “liberatrice” ha imposto il suo ruolo, insieme politico e ideologico, di baluardo posto a difesa contro ogni forma di “totalitarismo”, concetto che raccoglie - offuscandone talvolta le differenze - tanto i regimi sconfitti quanto la realtà politica dell’Unione Sovietica. Nella contrapposizione Est- Ovest, comunismo e democrazia, totalitarismo e società liberale, che ha dominato tanto il panorama internazionale quanto il dibattito politico interno - come nel caso italiano - fino al crollo dell’Unione Sovietica, si è disintegrata l’Europa, non solo “fisicamente” - la cortina di ferro ha separato un’Europa occidentale, legata ideologicamente e strategicamente agli Stati Uniti, e un’Europa orientale, legata invece al blocco sovietico -, ma anche culturalmente, costringendola nella stretta di una scelta che non lasciava alternative. Di questa frattura la Germania ha rappresento il caso insieme paradigmatico ed espiatorio; basti pensare tanto all’immagine di Berlino rutilante “vetrina dell’occidente”, pluralista e tollerante forse ancor più dell’America stessa da un lato, e dall’altro ad una Repubblica Democratica, espressione irrigidita e quasi grottesca del totalitarismo, che resiste ad oltranza al processo di dissoluzione dell’Impero sovietico.

Il crollo del bipolarismo ha aperto nuovi scenari politici e nel contempo ha sollevato e rinnovato il dibattito intorno all’identità europea al di là della prosciugata contrapposizione Est- Ovest, portando con sé la necessità di confrontarsi nuovamente con gli Stati Uniti e, più in generale, con il modello americano. Da questo confronto, che caratterizza la realtà europea nel suo insieme, il mondo tedesco è investito in maniera radicale e decisiva: il recupero di un’identità, al di là e al di fuori della pressione politico- ideologica imposta un tempo dalla logica dei blocchi, passa attraverso la radicale rilettura del rapporto con l’immagine dell’America, per cui non stupisce l’interesse che questa susciti sempre di nuovo.

Lo studio di Christian Schwaabe analizza l’immagine dell’America entro la cultura tedesca, ripercorrendone la storia che, nel complesso intreccio di americanizzazione, americanismo, pro e anti americanismo, risulta essere di fondamentale importanza per la definizione dell’identità tedesca nel suo complesso, non solo a partire dal crollo del muro di Berlino e neanche dal secondo Dopoguerra, ma a partire dall’origine della Germania stessa, nel 1871. Lo stereotipo americano, ricavato del tutto indipendente da qualsiasi reale conoscenza, accompagna e scandisce tutte le fasi politiche ed ideologiche della storia della Germania, e si risolve, in sostanza - come sintomaticamente appare nel sottotitolo del saggio metamorfosi di un’immagine del nemico - in un’immagine prevalentemente critica, che raccoglie quegli elementi di differenza e di alterità così importanti proprio per la definizione di identità e appartenenze politiche. L’autore sottolinea come essa sia condizionata fortemente, alle sue origini, dal carattere autoritario e “militaresco” che distingue l’epoca bismarckiana. Qui l’America diviene il simbolo della “società occidentale”, di cui incarna i difetti tipici: superficialità, assenza di cultura, individualismo, vuoto pragmatismo ed alienazione. E’in questa temperie che si costruisce, per contrapposizione, l’immagine del “popolo tedesco” come popolo “eroico”, le cui caratteristiche militari e connotazioni etiche si contrapporrebbero alla logica individualistica e mercantile della società occidentale.

Gli elementi strettamente politico-ideologici si intrecciano tuttavia anche ad istanze critiche fortemente legate alla tradizione, che tendono a leggere criticamente il modello occidentale - si pensi alla contrapposizione tra Kultur e Zivilisation espressa in maniera pregnante da Thomas Mann - che erano presenti nel panorama culturale tedesco, e che possono essere ricondotte indietro fino alla Rivoluzione Francese, il cui impatto ha condizionato decisivamente tanto la letteratura, basti pensare per esempio allo Sturm und Drang e a Schiller, quanto la filosofia dell’idealismo, da Fichte fino ad Hegel. Christian Schwaabe evidenzia come la Prima Guerra mondiale abbia catalizzato e radicalizzato quegli aspetti eroici e militareschi in funzione nazionalistica, andando a costituire il milieu entro il quale si afferma successivamente l’ideologia del Nazionalsocialismo. E’a seguito di questo snodo traumatico nella storia tedesca che muta radicalmente l’immagine dell’america: Konrad Adenauer la assume a modello politico, inaugurando altresì, così l’autore, un nuovo tipo di conformismo opportunista che, abbracciando l’occidente come prima il Nazionalsocialismo, si rifiuta di fare i conti con il passato. Si tratta di una “americanizzazione culturale” e simbolica di tipo essenzialmente consumistico - pendant culturale degli obiettivi della società tedesca del dopoguerra: benessere, crescita, stabilità, tranquillità ed ordine. L’antiamericanismo non è qui che il ricordo, scomodo, di un identità politica sofferta e contraddittoria, delegittimata definitivamente dai suoi stessi esiti. E’con gli anni sessanta invece che l’antiamericanismo torna alla ribalta, segnando, però un netto rovesciamento: a fronte degli sviluppi più inquietanti dell’imperialismo americano (la guerra del Vietnam) e delle ombre che si allungano, oltre oceano, persino sulla democrazia (lo scandalo Watergate) si adombra una critica agli Stati Uniti condotta a partire dalla piena assunzione dei valori della democrazia occidentale. Non è un caso che, in maniera paradossale, la critica al modello americano si risolva in un aumento del pluralismo e della democrazia; si risolva, in sostanza, in una “occidentalizzazione” definitiva della Germania. E’su questa linea che Schwaabe prospetta la nuova identità tedesca, finalmente incondizionatamente “occidentalizzata” e, proprio per questo, criticamente distanziata dal modello americano. Se tale occidentalizzazione sia sufficiente a ricostruire non solo l’identità tedesca dopo la riunificazione, ma anche un’identità europea capace di riconoscere i propri interessi ed individuare nuove forme di integrazione e idealità politiche, resta un problema aperto e di grande attualità. Senz’altro, per la sua articolazione, sarebbe indispensabile recuperare criticamente tutto quel patrimonio filosofico ed ideale (specificamente rappresentato nella cultura tedesca) che l’assimilazione al nazionalsocialismo ha reso silente. E’solo questa presa di coscienza che può aprire lo spazio per un dibattito sull’identità tedesca ed europea definitivamente emancipata dallo stereotipo americano.

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