Metabasis N. 36
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Fragments 4

Comptes rendu

Dario Antiseri, Cattolici a difesa del mercato, nuova edizione a cura di Flavio Felice

Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, pp. 780, € 25

Carlo Gambescia

Oggi il vero problema che si pone, soprattutto in una società sempre più impregnata di economicismo, è quello dettato dalla necessità di “relativizzare” le strutture economiche e “assolutizzare” la persona. Ovviamente, non nel senso di un ritorno all’individuo astratto dell’illuminismo, ma di una riscoperta dell’idea di persona: o come imago dei, secondo la tradizione cristiana, o come riflesso di un’aura di sacralità, comunque trascendente. Un essere, insomma, che pur nel divenire delle forme culturali, storiche e simboliche, possa sempre rivelare e conservare in sé un “fondamento” metessico (divino o trascendente), segnato dall’ umano e riconoscente stupore per il dono della vita. Fondamento che ancorando la persona al sacro - o a Dio, se cattolici - possa proteggerla, come l’armatura di un buon cavaliere antico, da ogni forma di abbrutimento materialistico.

Sotto questo aspetto il testo di Dario Antiseri, Cattolici a difesa del Mercato (Rubettino, Soveria Mannelli 2005), va in una direzione completamente opposta: assolutizza il capitalismo e relativizza la persona. Il libro, già pubblicato circa dieci anni fa (Edizioni Sei, Torino 1995) , esce ora in una edizione ampliata a cura di Flavio Felice. Come è noto, il professor Antiseri, ordinario di Metodologia delle Scienze Sociali presso la Luiss di Roma, è da anni impegnato nel tentativo di far convolare a nozze capitalismo e cattolicesimo, auspice il liberalismo. Con risultati, stando al libro, piuttosto deludenti.

Un’osservazione di carattere preliminare.

Il peggior difetto delle antologie e tesi, e dunque anche di una raccolta “nuziale” come questa, consiste nella non falsificabilità degli assunti principali. E Antiseri, che ha studiato a lungo Popper, avrebbe dovuto essere consapevole del pericolo. Anche perché, già in occasione delle prima edizione, un recensore italiano, aveva già posto la questione. Ma Antiseri sembra aver fatto orecchie da mercante. Di qui repetita iuvant.

Asserire che l’economia di mercato genera sempre grande prosperità, così come, per contro, affermare l’assoluta incompatibilità tra cattolicesimo e capitalismo, significa violare i sacri comandamenti epistemologici popperiani, oggi così apprezzati dagli intellettuali liberali alla moda.

Scrive Popper: “ Come criterio di demarcazione, non si deve prendere la verificabilità ma la falsificabilità di un sistema. In altre parole: da un sistema scientifico, non esigerò che sia capace di essere scelto, in senso positivo, una volta per tutte, ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messa in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve essere confutato dall’esperienza” (Logica della scoperta scientifica, Einaudi 1995, p. 22, corsivo nel testo). Perciò ritenere che il capitalismo (oppure il socialismo) sia compatibile con l’agire economico dell’uomo e con il cattolicesimo, è al tempo stesso né vero né falso: l’enunciato è indeterminato. In quanto l’esperienza storica offre identici elementi di prova sia per l’una che per l’altra tesi: la base osservativa muta in relazione all’atteggiamento ideologico dell’osservatore. Tutto dipende dal (pre)giudizio che ognuno di noi eventualmente nutra nei riguardi del mercato capitalistico (oppure verso il socialismo). Il che può alimentare al massimo un dibattito ad infinitum, legato appunto alla indeterminatezza di enunciati e dati osservativi. E quel che è indeterminato, come sostiene Popper, non può essere falsificato o confutato dall’esperienza.

Non finisce qui. A pagina 358, Antiseri riporta la seguente frase di Don Luigi Sturzo: “Fra un congresso di studiosi e un congresso politico passa la differenza che nel primo di dice: deve farsi o la regola è questa; in quello politico si dice: dobbiamo fare ovvero faremo”. Si tratta di un passo importante dove viene sottolineata la differenza che corre tra un approccio scientifico, distinto dal criterio della falsificabilità, e un approccio “militante” rivolto a mutare la realtà. Differenza evidentemente sottovalutata da Antiseri, il quale in nome di un “dobbiamo fare”, frutto di una visione positiva (se non giustificatoria) del capitalismo, ha privilegiato le “regole” in accordo con la storia economica più recente: le regole del mercato capitalistico. Cercando poi di raccordarle con una “tradizione” cattolico liberale “inventata”, o comunque interpretata in modo soggettivo. In questo modo, oltre a tradire Popper e lo stesso Sturzo, (che di metodologia scientifica, da sociologo quale era, ne sapeva abbastanza), Antiseri assolutizza il mercato (“le regole”) e relativizza l’idea cristiana di persona (valorizzando“una” sola tradizione, quella “cattolico liberale”).

Ma vediamo in dettaglio di quale tradizione cattolica e liberale si tratta. Vi troviamo Tocqueville, Lord Acton (inserito in questa seconda edizione) e, per il nostro secolo, Luigi Einaudi. Autori che probabilmente appartengono più alla storia del liberalismo che del cattolicesimo sociale. E che si segnalano per certo forbito elitismo conservatore, gradevole da leggere, per chi lo sa apprezzare. Ma non sempre tenero nei riguardi del mercato capitalistico. E soprattutto pessimista nei riguardi degli essere umani. Sono poi presenti pensatori non omogenei tra di loro: un provvidenzialista smithiano (Bastiat), un critico dell’illuminismo utilitaristico (Rosmini), un piccolo fukuyama del capitalismo “democratico” (Novak), alcuni confusionari epigoni cattolici di Hayek e Mises (Sirico, Naudet e Garello), uno statista (Adenauer), un biblista (Tosato), e propugnatori sinceri di una terza via, originale ma difficile da realizzare, quella dell’ economia sociale di mercato (Roepke e Sturzo). Quanto alle new entries (Liggio, Chafuen, Nemo, Beltràn), si tratta di autori, chi più chi meno, che condividono certe intuizioni teologico-economiche di Novak, molto discutibili, se non proprio campate in aria. Come quella che il capitalismo, la democrazia e Dio, dal momento che hanno fiducia tutti e tre nelle capacità creative dell’uomo, sarebbero tre entità economiche, politiche e teologiche comunicanti…. Di qui, il nesso inscindibile, universale e aprioristico, stabilito da Novak e sodali, tra Mercato, Democrazia Parlamentare e Chiesa Cattolica. Nesso accettato senza discutere, anche da Antiseri.

Insomma un vero e proprio centone. Che potrebbe essere affiancato a un lavoro analogo (non antologico), ma di segno opposto: Cristianesimo e socialismo di Alfredo Luciani, (Marietti 1990). Una ponderosa opera storica in due volumi, in cui Luciani, padre dell’ “Azione Socialista Cristiana Europea”, a sua volta, tenta di evidenziare le radici comuni e i punti di convergenza tra questi due mondi. Un altro centone…

Certo, sappiamo benissimo, che Antiseri potrebbe citare numerosi passi, estrapolandoli dagli autori antologizzati, per mostrare che siamo in errore. Ma il punto in questione non affatto questo. Bensì riguarda la non confutabilità (e quindi la scarsa o nulla utilità) di lavori a tesi come il suo. E qui, è forse il caso di spiegarsi meglio.

Nel mare magno del pensiero e della pratica sociale cristiana è possibile rinvenire di tutto: liberali cattolici, socialisti cristiani, comunisti evangelici, corporativisti, eccetera. Perciò ai cattolici liberali sarà sempre possibile opporre i cattolici comunisti, e così via… La stessa regola vale per l’ economia, dove non esistono leggi assolute, o sistemi economici perfetti: ieri tutti celebravano la pianificazione, oggi tocca al mercato, domani chissà…

Resta però un punto fermo. La Chiesa, come mostra qualsiasi raccolta dei suoi documenti sociali, ha sempre evitato di pronunciarsi a favore di questo o quel sistema economico. La Chiesa non ha avuto e non ha alcun sistema economico da privilegiare o imporre. Essa ha cercato, nel più diverse circostanze storiche, di [r]esistere ai prepotenti, testimoniando, oppure di sollecitare l’intervento dei governi, quando era in gioco la dignità morale e materiale dell’uomo. E sovente non ha neppure disdegnato di scendere in campo direttamente come provano i suoi martiri. La Chiesa, se ci passa di nuovo l’espressione, ha sempre e solo “assolutizzato” Dio, e attraverso Lui, la “persona”: l’essere umano in relazione con gli altri. E mai i sistemi economici, storicamente transeunti.

Pertanto, qui non si nega a nessuno il diritto di cimentarsi nel tentativo di individuare una linea di “cattolici” a “difesa” o “contro” il mercato. Me se ne disapprova il carattere giudiziario e la “fede”, totalmente fuori luogo, in presunte leggi economiche che dividono l’umanità in due: i buoni di qua, i cattivi di là. Da una parte gli eroici cattolici liberali difensori della proprietà, del profitto e del mercato. Dall’altra i teologi delle liberazione, i socialisti cristiani e gli altri biechi nemici della società aperta. O viceversa…

Si tratta insomma di impostazioni fuorvianti, non confutabili che non favoriscono alcuno studio e confronto, se non nei termini di un vano e deprimente dialogo tra sordi.

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