Metabasis N. 36
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Frammenti 4

Recensioni

Roger Peyrefitte, I Figli della Luce, trad. it. di Moreno Neri, introd. parallele di Gustavo Raffi e don Paolo Renner

Raffaelli Editore, Rimini, 2005, pp. 5-372, € 24

Claudio Bonvecchio

Questo saggio-romanzo è sapientemente ri-tradotto dal francese da Moreno Neri è è particolarmente interessante (ed utile) per chiunque voglia avvicinarsi al continente culturale e simbolico della Libera Muratoria. Infatti, seguendo passo passo il protagonista Georges de Sarre - forse pseudonimo dello stesso Peyrefitte - si è lentamente e gradualmente introdotti nel variegato continente delle Obbedienze Massoniche francesi: una variante nazionale della ben più estesa Libera Muratoria Universale. L’intento complessivo dell’opera non è certo denigratorio. Anzi, in molti punti, la trama diventa apologetica. Lo diventa, soprattutto, quando si sofferma sul contributo di sangue versato dai massoni francesi perseguitati, arrestati e deportati dai nazisti e da quella cospicua parte  di francesi (governo di Vichy compreso) che giudicava i Figli della Luce - ossia i massoni stessi - come cospiratori, intriganti, faccendieri, libertini, satanisti o altro ancora. Tuttavia, anche questo aspetto del lavoro di Peyrefitte non va oltre - tutto sommato - un “seppur emotivamente sentito” documentarismo romanzato. Ancora nel documentarismo romanzato si possono collocare le precise e vivaci descrizioni della ritualità, degli ambienti, degli uomini e dei giochi di potere delle due contrapposte, maggiori, obbedienze francesi: la Gran Loggia di Francia ed il Grande Oriente di Francia. Da esse si staglia la visione – articolata e complessa – di un ambiente in cui grandi spinte morali convivono con piccole politiche e grandi politiche si arenano nella meschina “piccolezza” degli uomini: poco importa se sono iniziati, se sono “figli della Luce”. È una visione che presenta sotto l’aspetto di veri e propri pezzi di bravura letteraria, di suggestivi e sintetici ritratti e di “fulminanti osservazioni”. In essi si manifesta – insieme all’antica tradizione diaristica ed introspettiva francese – l’ironica “maestria” di uno scrittore sagace, anticonformista e aristocraticamente trasgressivo: come Peyrefitte.

Il vero interesse e la vera originalità dell’opera sta, però, nell’analisi - nondimeno leggera, ironica e raffinata - dei tumultuosi, secolari, rapporti tra Chiesa Cattolica e Libera Muratoria: due Istituzioni originariamente compatibili e poi, sempre più, nemiche acerrime. La tesi di Peyrefitte - tesi che, deliberatamente, non si avvale di nessun ausilio scientificamente storiografico - è che, a ben vedere, esiste una mai esplicitata (e ufficialmente accettata) complementarietà tra Chiesa e Massoneria. Infatti, entrambe – dissimili in una profonda similitudine – sono spirituali, elitarie, gerarchiche, antimondane, caritatevoli e geocentriche: pertanto si possono considerare su posizioni antiteticamente speculari. Almeno sino ad un certo punto, come insegna l’iniziatore del protagonista: un dottissimo (e ben introdotto nella Chiesa e nella Massoneria) padre gesuita: anch’esso massone. Questi vede nella Libera Muratoria – “La religione delle religioni” come la chiama l’autore (p. 49).– non solo una Istituzione assolutamente compatibile con la Chiesa Cattolica, ma addirittura una scuola di spiritualità in grado di raffinare, rafforzare e potenziare la religiosità di ciascuno: e, particolarmente, dei cattolici. La tesi – oltre che essere assai “intrigante” – è certamente “forte” e provocante: sia per la sensibilità cattolica che per quella massonica. Non a caso, uno dei due prefatori – il teologo padre Renner – con il rigore dell’ecclesiastico di rango e con la raffinata causerie dell’intellettuale “di mondo” mette, garbatamente, “i puntini sulle i”, glissando, elegantemente, il problema: questa ipotesi. Eppure - a ben vedere e per molti aspetti – Peyrefitte non ha torto.

Senza dubbio, la Libera Muratoria esercita una indubbia azione formativa dal lato spirituale, sviluppando, potentemente, i caratteri di fratellanza, tolleranza, disponibilità, saggezza, umanità all’interno “dell’uovo alchemico” di una (almeno per chi la pratica) ferrea disciplina rituale, meditativa, introspettiva, gerarchica e comunitaria: tutta protesa alla gloria del Grande Architetto dell’Universo. Espressione questa che è posta in esergo ad ogni documento, ad ogni atto e – idealmente – ad ogni azione: come fa la Chiesa con il nome di Cristo. E, allora, dove sta la ragione di tutta l’acribia, l’ostilità, la violenta avversione della Chiesa verso la Libera Muratoria in cui potrebbe trovare – pur nella diversità – una utile (anche se numericamente limitata) complementarietà: e viceversa. Peyrefitte avanza – nelle ultime pagine e con un colpo di scena romanzesco – l’ipotesi che il motivo dell’odio (altrimenti incomprensibile) della Chiesa verso la Libera Muratoria sia individuabile un segreto accuratamente custodito. Tale segreto, inconfessabile, sarebbe il culto della ragione umana, metaforicamente traslata nell’immagine simbolica del Grande Architetto dell’Universo. Cosa questa che la Chiesa considererebbe un assoluto pericolo in quanto comporterebbe la negazione del divino, il rifiuto del trascendente e il trionfo del mondo: del saeculum.

In realtà non c’è nessun segreto, così come non è credibile una ostilità le cui origini sarebbero date, esclusivamente, dall’assolutizzazione della ragione vista come una forza secolarizzante. La Libera Muratoria – dal canto suo ed in quanto praticante la via esoterica tradizionale – non l’ha mai deificato la ragione,  pur ritenendola, da sempre, uno strumento indispensabile alla maturazione dell’uomo. Semmai – se proprio bisogna ricorrere all’immaginifica idea dell’esistenza di un mistero – il segreto è un altro: ben più nascosto, preoccupante ed insidioso (almeno per la Chiesa). Sono le radici gnostiche della Massoneria – che, per altro Peyrefitte fa, vagamente, intravedere – unitamente all’utilizzo conoscitivo, formativo e spiritualizzante del simbolo. È l’idea ermetica che il mondo sia un gigantesco reticolo di simboli – incarnazione e redenzione compresa – interpretabili dall’uomo illuminato come la manifestazione di una divinità presente ma nascosta (il deus absconditus),  quella che mette in crisi il razionalismo storicista della Grande Chiesa e il suo istituzionalismo.  Ma qui il discorso si fa veramente complesso e non, ovviamente, esauribile in poche righe. Ciò che comunque, in conclusione, preme sottolineare è che Peyrefitte  – utilizzando il fascino di una scrittura brillante e di coinvolgente lettura – ha dato, come rileva Gustavo Raffi (l’altro autorevole prefatore), un non piccolo contributo alla comprensione di un fenomeno di così difficile accostamento come la Libera Muratoria. È questo – tra i molti di Peyrefitte – è un grandissimo merito.

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